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Originale
Silvio Vois - 2011
Da un articolo di Giacomo Eccher apparso sul quotidiano "Trentino" il 10 aprile 2011
TAIO. Con un'avventurosa trasferta sul Carso a poche centinaia di metri dal confine sloveno, gli alpini di Taio hanno restaurato il cippo nel luogo in cui, il 12 dicembre 1916, venne ferito a morte il soldato volontario Silvio Vois, 37 anni, di Taio, che si era arruolato nell'esercito italiano. In onore di Vois, nel 1922, vicino alla chiesa di Taio è stato eretto un monumento opera di Stefano Zuech. I discendenti di Vois conservano poi toccanti lettere dal fronte. Lettere senza data e prive di indicazioni geografiche, scritte con lo pseudonimo Italo Vendramin per aggirare la censura austriaca che lo considerava un traditore. Cronache che si intrecciano con quelle degli altri tre fratelli Vois, Guido, Lino e Albino, tutti al fronte anche se con divise diverse. Il padre, Melchiade Vois, industriale e commerciante, era stato internato dalle autorità austriache per i suoi sentimenti filoitaliani. «Silvio, giovane commerciante che andava spesso in Italia per lavoro, soprattutto in Lombardia, allo scoppio della Grande Guerra non aveva avuto dubbi - ricorda l'ex assessore comunale Alberto Zambiasi - e si era arruolato nel 1915 come volontario, unico trentino, nel 12º Saluzzo, poi spedito a combattere sul Carso». Stimolato da una lettera inviata nel 2010 dalla Provincia al Comune per catalogare i caduti sui vari fronti della Grande Guerra e partendo da una cronaca degli ultimi giorni di Vois colpito a morte sul monte Ermada mentre usciva dalla trincea a riordinare i reticolati (Vois morì poco dopo nell'ospedaletto da campo n. 76 e fu sepolto nel cimitero di Romans, a Cervignano), Zambiasi ha cercato il cippo. Aveva indicazioni sommarie (il monte Ermada ha varie propaggini), un elenco dei cippi in ricordo dei legionari trentini sull'Isonzo, una mappa militare con avanzate e ritirate della 3ª Armata. Usando google maps (con navigatore) e la bussola (è uno storico orientista, con trascorsi a livello nazionale nell'orienteering) e con la moglie Daniela Dalpiaz (anche lei esperta orientista), Zambiasi ha girovagato lungo quella che nel dicembre 1916 era la linea italiana sul fronte, dal golfo di Panzano (Duino) al monte Ermada. Quando era sul punto di rinunciare perché non c'era traccia di sentiero e avanzare diventava sempre più pericoloso, Zambiasi ha notato, a terra, un sasso di colore rossastro squadrato. Girato non senza difficoltà il sasso, ha scoperto che si trattava proprio del cippo di Vois. Già che era in zona, Zambiasi ha cercato invano il cippo di un altro caduto trentino sull'Isonzo, il valsuganotto Vittorio Rippa. Tornato a Taio, l'ex assessore ne ha parlato con gli alpini e così, il mese scorso, due penne nere, Alessandro Inama (di Dermulo) e Giuseppe Lorenzi (di Taio), sono partiti con scalpello, cemento e mastice per rimettere in piedi il cippo. La spedizione ha avuto successo, ma non è stato facile: «Avevamo le
coordinate, ma trovare il cippo - spiega Inama - è stato arduo. Avanzare si è rivelata un'impresa: si rischiava a ogni passo di finire con i piedi incastrati nei sassi. Come Zambiasi abbia trovato il cippo tra i rovi è un mistero».
Alberto Zambiasi con ai piedi il cippo ritrovato
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